N1-2013

Gen 2013

Newsletter CAAD, notizie 514-519, anno 2013

514/13 - Le attività dei CAAD in Emilia Romagna nel 2011
La Regione Emilia Romagna ha realizzato il consueto rapporto sulle attivtà della rete dei centri regionali per l'adattamento domestico,
relativamente all'anno 2011.
Il testo è disponibile nel sito della Regione
(fonte CAAD Bologna)

515/13 - Costi benefici degli interventi di adattamento domestico
Continua il lavoro della rete regionale dei CAAD centri per l'adattamento domestico della Regione E.Romagna per attivare un sistema efficente di monitoraggio dei costi/benefici degli interventi di adattamento domestico (AD).
L'abbattimento delle barriere, l'introduzione di tecnologie ed ausili non solo permette una maggiore autonomia di anziani e disabili e relativo benessere psicologico, ma previene e/o rimanda nel tempo la necessità di interventi estremamente onersi come l'inserimento in strutture residenziali ad alta intensita sociosanitaria. Riduce inoltre la necessità di interventi di carattere domiciliare (assistenza domiciliare) supportando l'autonomia residua delle persone e il l'impegno dei famigliari e, non ultimo, rende meno gravoso il lavoro di cura dei famigliari e degli operatori a domicilio evitando o riducendo i rischi di patologie dovute al tipo di impegno (spostamenti, sollevamenti, trasporti...).
I CAAD stanno sperimentando per questa analisi una metodologia promossa dalla Fondazioni don Gnocchi di Milano (SCAI) adattandola alla esperienza realizzata in Emilia. E' di questi giorni la produzione di una vera e propria ceck list che gli operartori dei CAAD possono utilizzare per la raccolta dei dati finalizzati alla valutazione sia dei costi che dei benefici (..anche in termini di risparmio economico a medio/lungo raggio) che l'AD comporta.
La ceck list è stata curata da Nicolò Bensi, fisioterapista del Centro regionale ausili a cui ci si può rivolgere per informazioni (nbensi@ausilioteca.org)
(fonte CAAD Bologna)

516/13 - Istat: Rapporto su inclusione persone con limitazioni dell'autonomia
Dal Rapporto dell'Istat sull'''Inclusione sociale delle persone con limitazioni dell'autonomia personale'' si evidenzia che il 17% degli italiani con handicap non ha assistenza domiciliare: “Considerando congiuntamente l'assistenza sanitaria domiciliare e gli aiuti per la vita quotidiana, emerge la presenza di una quota consistente di persone che non beneficia di questo tipo di sostegno (16,9%)”.
L’Istat rileva quindi che buona parte delle persone con limitazioni dell'autonomia personale non beneficia di assistenza sanitaria domiciliare e di aiuti per la vita quotidiana.
Il rapporto sottolinea inoltre che il 38,4% delle persone con limitazioni funzionali ha difficoltà ad accedere agli edifici per mancanza di supporti o assistenza, il 25,3% non riesce ad uscire di casa quando vorrebbe per motivi di salute ed il 14,1% è limitato nell'utilizzo del proprio veicolo per gli stessi motivi, con percentuali più elevate se le limitazioni sono gravi.Tra le persone con limitazioni funzionali è più alta la quota di quanti riferiscono di non essere completamente autonomi.
Si tratta di 2 milioni 819 mila persone, pari al 71,4%, con prevalenze più elevate nella popolazione anziana (75,3% tra i 65 e gli 87 anni). Il 68,8% dichiara di avere difficoltà nella mobilità e nella locomozione e la quota sale all'89,1% tra quanti sono colpiti da limitazioni gravi. Le persone con limitazioni sensoriali, cioè difficoltà di vista, udito o parola, sono il 57,6% del collettivo, con una percentuale più elevata tra quanti hanno limitazioni funzionali gravi.
Nel complesso, 1 milione 462 mila persone con limitazioni funzionali, pari al 37,1%, riferisce di non essere in grado di svolgere almeno una delle attività essenziali della vita quotidiana se non con l'aiuto di qualcuno.
L'aiuto da parte di familiari è quello su cui si conta più spesso, sia in termini di persone su cui fare affidamento in caso di bisogno (l'83,1% degli intervistati infatti conta sui parenti in caso di necessità), sia in termini di aiuto effettivamente fornito (il 55% riceve aiuti da familiari conviventi o non conviventi).
Il rapporto dell'Istat evidenzia infine che più della metà degli occupati con limitazioni funzionali lavora nel settore pubblico mentre circa 69 mila persone non hanno mai cercato lavoro per problemi di salute.
Leggi sul sito ISTAT e scarica il Rapporto
(fonte newsletter regioni.it)

517/13 - Nelle strutture residenziali 400 mila anziani: 74 per cento non autosufficiente
In Italia i presidi residenziali socio-assistenziali e socio-sanitari attivi il 31 dicembre 2010 sono 12.808 e dispongono complessivamente di 424.705 posti letto (7 ogni 1.000 persone residenti). Rispetto al 2009 non si riscontrano rilevanti variazioni del fenomeno. Lo rileva l'Istat. La componente prevalente dell'offerta residenziale e' rappresentata dalle "unita' di servizio" che svolgono una funzione di tipo socio-sanitario e sono destinate ad accogliere prevalentemente anziani non autosufficienti, con una disponibilita' di oltre i due terzi dei posti letto (72 per cento). La restante quota dell'offerta e' di tipo socio-assistenziale. Le forti differenze territoriali restano invariate rispetto all'anno precedente: nelle regioni del Nord si colloca il 66 per cento dei posti letto complessivi, con un tasso di 10 posti letto ogni 1.000 residenti; al Sud la quota di offerta e' soltanto di 3 posti letto ogni mille residenti. Al Nord si registra l'offerta piu' elevata di servizi a carattere socio-sanitario, con 8 posti letto ogni 1.000 residenti, contro i 2 posti letto del Mezzogiorno.
Nei presidi residenziali sono assistite 394.374 persone: circa 295 mila sono anziani con almeno 65 anni (il 75%), poco piu' di 80 mila sono adulti tra i 18 e i 64 anni (20%) e circa 19 mila sono minori con meno di 18 anni (5 per cento).
Gli anziani hanno, nella meta' dei casi, oltre 85 anni, mentre il 74% degli ospiti anziani risulta in condizioni di non autosufficienza. Molto sbilanciato il rapporto tra generi: su circa 295 mila anziani ospiti dei presidi residenziali, oltre 220 mila sono donne. Gli adulti (18-64 anni) sono nel 61% dei casi uomini.
La tipologia di disagio prevalente e' legato alla disabilita' o a patologie psichiatriche (circa il 69% degli ospiti). Il 57% degli ospiti con meno di 18 anni non presenta alcuna problematica specifica, il 25% ha problemi di tossicodipendenza e il 16% risulta avere problemi di salute mentale o disabilita'. Quasi la meta' degli ospiti minorenni (47%) viene accolta nelle strutture residenziali per problemi riconducibili al nucleo familiare. Poco piu' di 14 mila minori sono stati dimessi dalle strutture di accoglienza nel corso del 2010, piu' di uno su due risulta reinserito in una famiglia (di origine adottiva o affidataria). Gli stranieri residenti nei presidi sono complessivamente 16.023 (il 4% degli ospiti complessivi). Nel 59% dei casi si tratta di adulti (3 ogni mille adulti stranieri residenti), nel 35% di minori (6 ogni mille minori stranieri residenti) e soltanto per il 6% di anziani (1 ogni mille anziani stranieri residenti).
Nel 70% dei casi i titolari di queste strutture residenziali sono enti privati. In oltre i due terzi delle residenze sono gli stessi titolari a gestire direttamente il presidio. I titolari pubblici che non gestiscono direttamente le strutture si affidano piu' frequentemente ad altre istituzioni pubbliche nel Nord (53% dei casi), mentre nel Centro e nel Mezzogiorno affidano la gestione piu' spesso al settore privato (rispettivamente nel 54% e nell'83% dei casi).
Leggi nel sito ISTAT e scarica il Rapporto
(fonte agenzia DIRE)

518/13 - Anziani e continuità assistenziale. Individuare una strategia condivisa di medio periodo per le condizioni della non autonomia
di Ermeneia studi e strategie di sistema, a cura di Nadio Delai, Edizioni Franco Angeli, 2012
Un'analisi "partecipata" sul tema degli anziani non autosufficienti: il Rapporto conduce il lettore attraverso la consapevolezza del numero degli anziani non autosufficienti al 2020 e al 2030 (+22,0% e +48,0% rispetto ad oggi), e mostra un confronto tra bisogni e servizi e una valutazione della spesa pubblica attuale e di quella di prospettiva.
La scheda del libro
(fonte newsletter Franco Angeli editore)

519/13 - Casa domotica e oggetti "intelligenti" per gli anziani, le Marche investono 9 milioni
Sei progetti dedicati alla longevità attiva e alla domotica selezionati, 71 imprese coinvolte, circa 9 milioni di risorse regionali a disposizione delle pmi e oltre 16 milioni di euro di investimenti attivabili su tutto il territorio marchigiano. Sono i risultati del Bando per la selezione di proposte progettuali finalizzate alla creazione di oggetti (smart object) e piattaforme di integrazione dedicati alla longevità attiva e all’ambient assisted living per una vita indipendente e sostenibile dell’anziano.
L’iniziativa rientra nell’ambito del progetto “Casa intelligente per una longevità attiva ed indipendente dell’anziano”, affidato all’Istituto nazionale di ricovero e cura a carattere scientifico degli anziani (Inrca).
''Le aziende selezionate ­ ha spiegato il presidente della regione Gian Mario Spacca - produrranno smart object che faciliteranno la vita degli anziani e tuteleranno la loro salute: scarpe e pantofole intelligenti, abiti ed etichette sensorizzate, stoviglie e tovagliette interattive, bagni monoblocco accessibili, lampade led che in caso di blackout si attivano con un dispenser di medicinali integrato”.
Dei 6  progetti selezionati, 5 sono stati presentati in forma aggregata e hanno come capofila un’azienda di San Benedetto del Tronto, due di Jesi, una di Porto Potenza Picena. Il progetto in forma singola è di Castelfidardo. In totale i progetti comprendono inoltre 71 aziende di ogni angolo delle Marche.
“Quello della longevità attiva ­ ha proseguito Spacca - è un tema centrale dell’azione di governo della regione Marche per la crescita e la coesione di una comunità che vanta l’aspettativa di vita più lunga in Italia ed in Europa. La nostra è una strategia a 360 gradi, perché l’anzianità non sia vissuta come una malattia, ma come una nuova fase dell’individuo. Per fare questo è però necessario migliorare modelli di vita, servizi, l'housing sociale. Il mercato c’è e attende solo di essere attivato. Questo lo scopo del bando.  Generalmente ­ ricorda ancora Spacca - le micro imprese tecnologiche non hanno la capacità di passare dal prototipo al prodotto industriale: l'intenzione è di mettere a diposizione un pacchetto di risorse per dare alle imprese micro, piccole e medie maggiore capacità di marketing strategico e supporto alla commercializzazione incrociando finanziamenti pubblici e privati e coinvolgendo le università e i centri di ricerca.
La risposta al bando è stata più che soddisfacente, soprattutto perché ha coinvolto numerose imprese di tutto il territorio marchigiano da  nord a sud, senza distinzioni. Il treno della ripresa, che pur in Europa va ancora a rilento, nel resto del mondo sta correndo: dobbiamo agganciarlo al più presto mettendo in campo le nostre migliori competenze ed idee . Sono convinto che questa iniziativa vada proprio nella giusta direzione”.
(fonte  agenzia redattoresociale)