Il corpo in gabbia, il corpo come gabbia - 2

[24/4/18] Lo abbiamo già scritto negli anni scorsi proponendo nel ns sito materiali sul tema della edilizia carceraria. Ci pare sensato proporre un filo rosso che lega la condizione delle persone detenute con quella delle persone con disabilità. Questa volta ospitiamo due contributi:
- uno dell'arch.Cesare Burdese a partire dalla recente riforma dell'Ordinamento penitenziale. "Non possiamo non essere consapevoli come un approccio al benessere nell’edificio carcerario sia fondamentale per contribuire ad affermare i principi costituzionali della pena, in risposta a edifici che tendono ad essere sempre più “tecnologici”, virtuosi dal punto di vista della sicurezza  ma per lo più non  dal  punto di vista ambientale.

La filosofia di fondo è il passaggio dalle sole questioni legate alla sicurezza ai bisogni della persona detenuta, degli operatori penitenziari, dei visitatori occasionali, ecc., come persone a tutto tondo, per una maggiore umanizzazione del carcere. La progettazione degli spazi di vita e lavoro del carcere deve andare oltre i semplici aspetti funzionali, tecnici, fisiologici, per abbracciare una visione della società e dell’architettura più olistica, dove l’utente generico della prigione sia considerato nel suo insieme fisico, emotivo e spirituale".
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- il secondo su una mostra nell'ambito del Fuorisalone di Milano. Gli arredi, pensati per essere più adatte alla vita dei reclusi e alla mancanza di spazio, verranno montati in una cella del carcere di Bollate per testarli e arrivare a produrli in serie.
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